martedì 3 gennaio 2012

STORIA DI UNA EMANCIPAZIONE DIFFICILE.


Il riscatto di una donna moldava.

È proprio vero che la sofferenza spesso stimola le virtù. Lo testimonia la vicenda di Angela, una donna moldava, piccola, piena di energia, non proprio gratificata dalla natura. Per sfuggire alla miseria del suo Paese e non far patire la fame ai propri tre figli, emigra in Italia tra mille peripezie e pericoli inenarrabili.


Sola senza alcun appoggio morale e materiale, da immigrata irregolare riesce con tenacia ad inserirsi nel lavoro vendendosi la libertà. Infatti lavorerà sempre come badante a tempo pieno per guadagnare molto e  spendere poco.


Invia denaro in Moldova per mantenere i figli , ma anche … per mantenere il marito, già perché ha anche un marito. Uno di quegli uomini che non è proprio raro incontrare in Moldova, uomini che amano così tanto bere, da non avere tempo per lavorare e che in famiglia esercitano la funzione di maschio e il ruolo di padrone, picchiando moglie e figli.


Questa piccola donna, sepolta viva nelle case degli italiani, sfama i suoi figli, ma si preoccupa anche del loro avvenire. Quindi fa di tutto per farli venire in Italia, si informa sul come, quando e dove poter collocare inizialmente il figlio più grande. Paga migliaia di euro ad una organizzazione per fare entrare da clandestino il figlio più grande che ha 13 anni. Finge di abbandonarlo, perché sa che le autorità, trovando un minore, lo affideranno ad un istituto dove i ragazzi abbandonati e senza famiglia vengono accuditi ed avviati ad un mestiere. Angela segue l’operazione del ritrovamento da lontano. Poi dopo aver individuato l’istituto dove si trova il figlio, lo incontrerà la domenica quando esce dall’istituto.


Più difficile è stato far venire la seconda figlia. In questo caso rischia tutto, ma non può lasciarla con un padre alcolizzato che porta in casa le donne di piacere senza alcun riguardo per i figli. Così, da clandestina torna in Moldova e sempre da clandestina ritorna in Italia con la figlia, dopo aver pagato l’organizzazione che organizza il viaggio.


Con il terzo figlio è tutto più semplice, infatti, ottenuto il permesso di soggiorno e assolte le procedure amministrative per il ricongiungimento familiare, parte con un volo. Però, quando arriva in Moldova trova in casa il marito disoccupato che ormai mantiene una amante stabile con la quale spende i soldi che invia per il figlio. Non si scoraggia, concede il divorzio al marito violento, traditore, disoccupato ed alcolizzato. Ma il marito capisce che se perde l’ultimo figlio perde anche le rimesse che la moglie invia per mantenerlo e che lui usa per amanti e alcool. Allora si oppone e chiede soldi per autorizzarne la partenza.


La piccola eroina paga il riscatto di 5.000 € e porta in salvo in Italia l’ultimo figlio, abbandonando definitivamente la Moldova.


...Se non fosse una storia vera, questa potrebbe essere la favola di una allodola che porta in salvo i propri piccoli da un nido esposto a un grave pericolo.


Ormai il figlio più grande è un meccanico e la seconda è parrucchiera. La madre, sempre sepolta in una famiglia italiana, da lontano li gestisce e organizza, prende in affitto un piccolo appartamento e la domenica li raggiunge, finalmente sembra avere risolto i suoi problemi, ma non è così.


Un giorno il figlio grande viene avvicinato da alcuni connazionali, appositamente venuti dal nord Italia, che con fare minaccioso gli rimproverano di aver abbandonato e dimenticato il povero padre in Moldova che ora vive in grave difficoltà. Lo invitano così a fare il suo dovere consegnando loro una somma che avrebbero fatto recapitare al poveretto. Il ragazzo, purché impaurito dalle minacce, racconta la vera storia e confessa che con il suo lavoro intermittente riesce appena a contribuire alle spese della famiglia. I due prepotenti restano sorpresi e commossi da quanto appreso e, lasciando libero il povero ragazzo, gli promettono che avrebbero richiesto le spese al padre.


Ma la vicenda ha un seguito. Un bel giorno in Italia bussa alla porta dei figli il padre padrone, si presenta ai figli come un uomo solo ed abbandonato, li impietosisce e li convince ha chiedere la generosità della madre per ospitarlo nella loro casetta. In realtà è venuto per chiedere alla moglie di rinunciare all’assegno che nella sentenza di divorzio il giudice gli ha imposto di pagare per il mantenimento dei figli.


E qui avviene il colpo di scena. La povera Angela dopo tutti i patimenti, le sofferenze, lo sfruttamento, i ricatti, le botte subite e l’umiliazione del tradimento si accorge di essere diventata forte. Si accorge di essere diventata autonoma nel pensiero e nelle azioni, che non è più disposta a subire, che non si sente più inferiore al marito ne a nessuno altro, che non è più disposta di fare finta di non vedere e di non sentire.


In quel momento decide di dire basta, con un sol colpo sistema tutta la famiglia. Ai figli, cosi indulgenti con il padre, dichiara che se amano così tanto il padre possono tornare a vivere con lui in Moldova, facendo così la felicità del genitore che non dovrà più pagare gli alimenti per loro, infatti la sua generosità la urla, dicendo che pagherà volentieri tutti gli alimenti per assecondare pace e serenità a tutta la famiglia. Quindi intima al marito di raccogliere le sue cose e lasciare immediatamente la casa insieme a quei figli che per amore vogliono seguirlo, altrimenti avrebbe chiamato la polizia.


E’ un colpo di teatro, una scena di esemplare liberazione e riscatto. Da quel momento Angela si sente emancipata, finalmente libera, padrona di se stessa, consapevole di poter pretendere rispetto da tutti, consapevole di aver conquistato la libertà, di poter scegliere di essere ciò che desidera, di dire o fare ciò che vuole, di non avere vincoli di nessun genere, di non dover rendere conto del suo operato a nessun paesano e a nessun parente, di non essere più succube di nessuna consuetudine o usanza e di nessuna tradizione popolare, se non per sua libera scelta.


Angela si è costruita la sua emancipazione con sofferenza e sacrifici, dopo un percorso di stenti, di sofferenze morali, fisiche e mentali, di umiliazioni e di vergogna. Con la sua piccola cultura, ma con forza d’animo e semplicità c’è riuscita. La sua vita è cambiata per sempre.


Ma ancora poche sono le donne disposte a fare tanto, e anche capaci di apprezzare questa storia. Per questo motivo questa storia merita considerazione e attenzione da parte di chiunque abbia la possibilità di diffonderla. Facciamola circolare e conoscere soprattutto in Moldova. 

Un articolo  di GLOBAL 

I MOLDAVI VISTI DA UN ITALIANO... 


Un  articolo di GLOBAL.


Mi capita spesso di frequentare persone moldave che lavorano in Italia e ho capito che uno dei temi che più dividono la loro comunità è la considerazione che ognuno ha della indipendenza e sovranità della propria Patria. 

Credevo fosse un fenomeno da emigranti, ma nel 2009 a Chisinau, insieme ad alcuni imprenditori italiani ho pranzato con esponenti del mondo universitario e parlando del futuro della Moldova, con grande sorpresa, ho ascoltato gli accademici esternare la loro ferma determinazione nell’ auspicare l’unificazione della repubblica di Moldova con la Repubblica di Romania rivendicando una identità culturale e linguistica con la confinante regione rumena della Moldavia. 

Gli italiani esterrefatti chiedevano come mai la parte colta di un popolo - che da paese occupato ha ottenuto l’indipendenza - desidera sottomettersi ad un'altra nazione rinunciando alla propria libertà e sovranità, contrariamente a quanto invece accade in ogni parte del mondo dove anche con le più piccole espressioni etniche, linguistiche, culturali ecc.. si invoca e si combatte per l’indipendenza, l’autonomia e la libertà. 

Sorpresi della reazione degli italiani che consideravano antistorica e contro tendenza la rinuncia di un popolo alla propria sovranità, gli intellettuali moldavi affermarono che la liberta che avevano ottenuto era una libertà inutile, che non sapevano cosa farci quando non si possiedono i mezzi per ottenere progresso e benessere per il popolo. Inoltre, aggiungevano, che la necessità di diventare rumeni era anche dettata dalla opportunità di entrare immediatamente nell’Unione Europea, obiettivo altrimenti raggiungibile solo in tempi molto lunghi. 

In altre parole, a meno che non avessero trovato giacimenti d’oro, erano disposti a vendere sovranità, autonomia, libertà e dignità di popolo in cambio del benessere. 

Da questo incontro ho ricevuto la certezza che in alcuni ambienti della cultura moldava manca del tutto il valore dell’identità nazionale, e si ignora del tutto il concetto di sovranità nazionale. Atteggiamenti analoghi in Italia sono puniti come attentato alla Costituzione, ma se si tratta di stranieri questi potrebbero essere espulsi per attività sovversiva contro la Repubblica di Moldova, avendo l’Italia riconosciuto la sovranità del popolo moldavo. 

Tuttavia questo atteggiamento sembra riguardare una trascurabile minoranza di moldavi "pseudo-colti” che dall’altezza della loro cultura si confrontano solo con le elite artistiche della Romania. Infatti la maggior parte dei moldavi di Roma, conosciuti come ottimi e onesti lavoratori, con il popolo rumeno non desiderano affatto essere confusi, anche perché questi non godono di una buona reputazioni tra gli italiani. 

Questi atteggiamenti e manifestazioni di pensieri controtendenza (che in Italia sono definiti cultural-chic e contraddistinguono il pensiero post-comunista), sono l’espressione di chi è incapace di lottare per migliorare il presente, di chi fugge i sacrifici della globalizzazione, di chi ricorre al passato per condizionare il futuro, di chi presume di possedere la verità tacciando di ignoranza chi non la pensa come lui, di chi non accetta il presente quale risultato della storia. 

Questi minoritari circoli culturali, abbagliati da una libertà piovuta quasi per caso e senza lotta, sono incapaci di affrontare la dura povertà del proprio Paese, e ricercano nella fusione con la Romania una guida, o un padrone, meno odioso di Mosca, mostrando con questa scelta tutti i limiti di classe dirigente, inutile ma non dannosa perché incapace di prendere nelle proprie mani il destino dei propri connazionali. 

Purtroppo il partito pro-romania è rappresentato in Parlamento e senza capirlo può bloccare il processo storico della Moldova. Infatti a causa dell’esiguo margine dell’attuale Governo anche la minima divisione della maggioranza consentirebbe il ritorno dei comunisti al potere e con essi finirebbe il sogno europeo con il ritorno ai tempi bui del colonialismo commerciale dell’est. 

Ma quanto di ciò è inconsapevole il partito pro-Romania ?? Dopo aver saputo che nella rivoluzione twitter dell’aprile 2009 a Chisinau la bandiera Romena sul Parlamento era stata innalzata da infiltrati dei servizi comunisti, è lecito pensare che questo partito filo romeno e questi circoli siano presidiati ed infiltrati per far cadere l’attuale maggioranza e favorire il ritorno dei comunisti al potere. 


CITAZIONI per i moldavi.

Non c’è civiltà senza stabilità sociale. 
Non c’è stabilità sociale senza stabilità individuale.
(Aldous Huxley)


La servitù avvilisce gli uomini sino a farsene amare.
(Luc De Vauvenargues)