domenica 6 maggio 2012


identità nazionale e giovani emigranti moldavi .
Un giovane moldavo in Italia da quando aveva nove anni era assai confuso della sua identità nazionale e cercava di capire le radici della sua patria di origine. Sebbene conoscesse alla perfezione la storia d’Italia,  patria di adozione,  non era mai riuscito a conoscere la storia del suo paese di origine, ne sentiva palare dagli adulti ma questi sostenevano tesi contrastanti che gli creavano solo confusione. Il giovane fece allora indagini da solo e su internet  iniziò  a raccogliere notizie e dati, ma i siti riflettevano i condizionamenti di chi li aveva realizzati e si ritrova nella stessa confusione iniziale.
 Decisi di aiutarlo, e capii una verità incredibile, cioè che in Moldova la storia veniva insegnata in modo diverso da tutti gli altri paesi.  Mentre in Italia la storia si insegna a partire dalle prime fonti disponibili sulle popolazioni vissute sul territorio italiano fino ai giorni nostri, in Moldova si insegna la storia a partire dal 1858 circa, anno di nascita  della Romania. Ma, incredibile,  non si tratta della storia della Moldova bensì quella della Romania, infatti i libri scolastici di storia recano il titolo “Storia della Romania” e non “Storia della Moldova”.  Questa realtà l’avevo già incontrata, ma non compresa, leggendo una tesi universitaria nella quale una ragazza intervistata sul suo sentimento patriottico per la Moldova o per la Romania, confessava di essere molto confusa sul tema e rimproverava il fatto che  a scuola non gli era stata insegnata la storia “integrale”.
Ho cosi appreso che la Moldova, come tutti paesi dell’ex Urss, soffre di profonde divisioni etniche  derivanti dalle rovinose  politiche russe, e successivamente sovietiche, di snaturamento delle etnie disarticolate dalle terre di origine per evitare che venisse conservata memoria di ogni originale identificazione nazionale, causa di ribellioni al potere di Mosca.  I russi spostarono forzatamente milioni di persone da un paese all’altro nel tentativo di  creare fedeltà all’unica identità nazionale.  Trapiantarono cosi  nei nuovi domini la loro classe dirigente per controllare, riconvertire e manipolare la cultura dei nuovi popoli assoggettati imponendo propri modelli sociali e,  soprattutto,  lo studio della storia della Russia nelle scuole per creare i futuri sudditi.
Quei metodi di sottile manipolazione dei sovietici (già degli zar), sono  gli stessi con i quali oggi in Moldova i filo romeni impongono nelle scuole  moldave  l’insegnamento della “Storia della Romania” e non quella dello Moldova che è uno Stato composto anche da popolazioni russe, ucraine, turche e altre minoranze. Si tratta di una imposizione, contraria ai principi del multiculturalismo, esercitata da una minoranza culturale contro lo stesso Stato moldavo che, in questo caso, non esercita la sua sovranità in difesa di tutta la popolazione moldava presente nel suo territorio, dimenticando che la libertà è un valore che vive solo nella verità, e la verità della storia si apprende nelle scuole, senza limiti e senza censure, per creare una sana coscienza nazionale nelle nuove generazioni.  
Un  metodo inconciliabile con una società moderna globalizzata e soprattutto inimmaginabile per qualsiasi stato interessato ad entrare in  Europa la quale, costruita sui principi di pluralità culturale e universalità dei diritti, non tarderà a richiamare al dovere il Governo moldavo, tanto più che è già in corso la richiesta della UE affinché la Moldova adotti una legge che legittimi la pari dignità condannando le possibili discriminazioni nei confronti di ogni diversità, quindi nei confronti di  minoranze etniche, religiose, sessuali, linguistiche.
Gli aspetti paradossali di questa situazione sono da un lato la minoranza pro-rumena al governo che pur rinnegando la Storia della Moldova vuole fermamente entrare in Europa ma ignora quanto questa sia impegnata  nella integrazione e pari dignità di tutti i cittadini per la costruzione di un società multietnica, tollerante, inclusiva e  anche dialogante senza “puntum” di chi  non ha argomenti a sostegno della propria ragione, e dal lato opposto la minoranza pro-russa che chiede il corretto insegnamento della storia dello Stato moldavo ma allo stesso tempo, tramite la chiesa russa,  contesta la legge della parità dei diritti chiesta dalla UE perché non vuole riconoscere pari dignità agli omosessuali.   Ora considerato che gli omosessuali in quanto tali non sono mai stati condannati dalla religione cristiana sorge il dubbio che non si tratti tanto di un ostracismo ai gay quanto una contestazione all’ingresso nella UE.
Sulla identità nazionale va qui ricordato che in una nazione democratica quando un gruppo etnico (o religioso, culturale ecc),  pensa che la propria idea di identità nazionale sia migliore di quella di tutti gli altri,  viene identificato  con il termine nazionalista,  ad indicare una degenerazione della identità nazionale. Va anche detto che la nazione moderna, intesa come entità indipendente e sovrana,  mai si identifica in un solo gruppo etnico inteso come comunanza di cultura, religione, credenze, lingua e  abitudini. Esistono in Moldova identità nazionali ucraine e gagause, come in Italia esistono significative comunità di nazionalità albanese e austriaca-tirolese con la loro lingua e religione. Così è in tutti i paesi del mondo.  E’ anche noto che  l’identità individuale è  strettamente connessa al proprio passato, ed è il prodotto della nostra vita, cosi come l’identità collettiva è connessa con la storia della popolazione di un territorio con la quale se ne condivide la sorte.  In proposito afferma il sociologo  G. Sartori  ” l’identità nazionale è un elemento a cui non si può rinunciare, non tenerne conto sarebbe un grave errore, perché le società non possono funzionare senza un tessuto sociale chiaro e solido, e senza di esso i cittadini e gli individui diverrebbero altrettanti atomi scollegati”.
Le identità etniche  si trasformano  in nazioni  in due modi,  spontaneamente dal basso o attraverso un processo di unificazione dall’alto.  In Moldova sono occorsi tutti e due questi metodi, perché l’iniziale processo dal basso, che pure ha visto tutti i gruppi etnici, russi compresi,  rivendicare la libertà dall’Urss non è stato sufficiente, ed oggi è ancora in corso il processo di unificazione dall’alto.  Il processo di unificazione nazionale è un processo normale perché  la nazione  non  è una realtà naturale né una  struttura fissa e indistruttibile, non è un fatto etnico oggettivo, la nazione è una “invenzione” che ha bisogno di essere riconosciuta tutti i giorni, esiste in quanto la si vuole, può cessare di esistere nel momento che non la si vuole più, è fatta di culture condivise, di consenso corrisposto di realtà e memorie comuni. 
 Capisco che in Moldova il fatto che ambienti estremisti di lingua russa impossessandosi del tema dell’identità nazionale  creano difficoltà ad altri gruppi che nell’identità nazionale  vedono  riflesso il  “russismo”, ma questo si contrasta esaltando la partecipazione all’identità nazionale di tutti i cittadini moldavi senza distinzione di razza, religione, di etnia e di lingua affinché un cittadino moldavo sia anche cittadino europeo.  Proprio come richiede la Comunità europea a tutti gli stati che vogliono liberamente partecipare alla costruzione della nuova identità europea, nella quale essere moldavo dovrà essere sinonimo di essere europeo.
Quel giovane moldavo alla ricerca delle proprie radici è rimasto confuso dalle infinite divisioni della sua gente di origine, ancora alla ricerca di una forte identificazione nazionale, la sola condizione che possa emanare attrazione e  fascino affinché i giovani emigrati possano sentire nostalgia delle proprie origini.  In conclusione quel giovane moldavo più che con la patria di origine  ora si identifica con la patria adottiva alla quale presumibilmente legherà il proprio destino.