identità nazionale e giovani emigranti moldavi .
Un giovane moldavo in
Italia da quando aveva nove anni era assai confuso della sua identità nazionale
e cercava di capire le radici della sua patria di origine. Sebbene conoscesse
alla perfezione la storia d’Italia,
patria di adozione, non era mai
riuscito a conoscere la storia del suo paese di origine, ne sentiva palare
dagli adulti ma questi sostenevano tesi contrastanti che gli creavano solo
confusione. Il giovane fece allora indagini da solo e su internet iniziò
a raccogliere notizie e dati, ma i siti riflettevano i condizionamenti
di chi li aveva realizzati e si ritrova nella stessa confusione iniziale.
Decisi di aiutarlo, e capii una verità
incredibile, cioè che in Moldova la storia veniva insegnata in modo diverso da
tutti gli altri paesi. Mentre in Italia
la storia si insegna a partire dalle prime fonti disponibili sulle popolazioni
vissute sul territorio italiano fino ai giorni nostri, in Moldova si insegna la
storia a partire dal 1858 circa, anno di nascita della Romania. Ma, incredibile, non si tratta della storia della Moldova
bensì quella della Romania, infatti i libri scolastici di storia recano il
titolo “Storia della Romania” e non “Storia della Moldova”. Questa realtà l’avevo già incontrata, ma non
compresa, leggendo una tesi universitaria nella quale una ragazza intervistata
sul suo sentimento patriottico per la Moldova o per la Romania, confessava di
essere molto confusa sul tema e rimproverava il fatto che a scuola non gli era stata insegnata la
storia “integrale”.
Ho cosi appreso che la Moldova, come tutti paesi
dell’ex Urss, soffre di profonde divisioni etniche derivanti dalle rovinose politiche russe, e successivamente
sovietiche, di snaturamento delle etnie disarticolate dalle terre di origine
per evitare che venisse conservata memoria di ogni originale identificazione
nazionale, causa di ribellioni al potere di Mosca. I russi spostarono forzatamente milioni di
persone da un paese all’altro nel tentativo di
creare fedeltà all’unica identità nazionale. Trapiantarono cosi nei nuovi domini la loro classe dirigente per
controllare, riconvertire e manipolare la cultura dei nuovi popoli assoggettati
imponendo propri modelli sociali e,
soprattutto, lo studio della
storia della Russia nelle scuole per creare i futuri sudditi.
Quei
metodi di sottile manipolazione dei sovietici (già degli zar), sono gli stessi con i quali oggi in Moldova i filo
romeni impongono nelle scuole
moldave l’insegnamento della
“Storia della Romania” e non quella dello Moldova che è uno Stato composto
anche da popolazioni russe, ucraine, turche e altre minoranze. Si tratta di una
imposizione, contraria ai principi del multiculturalismo, esercitata da una
minoranza culturale contro lo stesso Stato moldavo che, in questo caso, non
esercita la sua sovranità in difesa di tutta la popolazione moldava presente
nel suo territorio, dimenticando che la libertà è un valore che vive solo nella
verità, e la verità della storia si apprende nelle scuole, senza limiti e senza
censure, per creare una sana coscienza nazionale nelle nuove generazioni.
Un metodo inconciliabile con una società moderna
globalizzata e soprattutto inimmaginabile per qualsiasi stato interessato ad
entrare in Europa la quale, costruita
sui principi di pluralità culturale e universalità dei diritti, non tarderà a
richiamare al dovere il Governo moldavo, tanto più che è già in corso la
richiesta della UE affinché la
Moldova adotti una legge che legittimi la pari dignità
condannando le possibili discriminazioni nei confronti di ogni diversità,
quindi nei confronti di minoranze
etniche, religiose, sessuali, linguistiche.
Gli aspetti paradossali
di questa situazione sono da un lato la minoranza pro-rumena al governo che pur
rinnegando la Storia
della Moldova vuole fermamente entrare in Europa ma ignora quanto questa sia
impegnata nella integrazione e pari
dignità di tutti i cittadini per la costruzione di un società multietnica,
tollerante, inclusiva e anche dialogante
senza “puntum” di chi non ha argomenti a
sostegno della propria ragione, e dal lato opposto la minoranza pro-russa che
chiede il corretto insegnamento della storia dello Stato moldavo ma allo stesso
tempo, tramite la chiesa russa, contesta
la legge della parità dei diritti chiesta dalla UE perché non vuole riconoscere
pari dignità agli omosessuali. Ora
considerato che gli omosessuali in quanto tali non sono mai stati condannati
dalla religione cristiana sorge il dubbio che non si tratti tanto di un
ostracismo ai gay quanto una contestazione all’ingresso nella UE.
Sulla identità nazionale
va qui ricordato che in una nazione democratica quando un gruppo etnico (o
religioso, culturale ecc), pensa che la
propria idea di identità nazionale sia migliore di quella di tutti gli
altri, viene identificato con il termine nazionalista, ad indicare una degenerazione della identità
nazionale. Va anche detto che la nazione moderna, intesa come entità
indipendente e sovrana, mai si
identifica in un solo gruppo etnico inteso come comunanza di cultura,
religione, credenze, lingua e abitudini.
Esistono in Moldova identità nazionali ucraine e gagause, come in Italia
esistono significative comunità di nazionalità albanese e austriaca-tirolese
con la loro lingua e religione. Così è in tutti i paesi del mondo. E’ anche noto che l’identità individuale è strettamente connessa al proprio passato, ed
è il prodotto della nostra vita, cosi come l’identità collettiva è connessa con
la storia della popolazione di un territorio con la quale se ne condivide la
sorte. In proposito afferma il
sociologo G. Sartori ” l’identità
nazionale è un elemento a cui non si può rinunciare, non tenerne conto sarebbe
un grave errore, perché le società non possono funzionare senza un tessuto
sociale chiaro e solido, e senza di esso i cittadini e gli individui
diverrebbero altrettanti atomi scollegati”.
Le
identità etniche si trasformano in nazioni
in due modi, spontaneamente dal
basso o attraverso un processo di unificazione dall’alto. In Moldova sono occorsi tutti e due questi
metodi, perché l’iniziale processo dal basso, che pure ha visto tutti i gruppi
etnici, russi compresi, rivendicare la
libertà dall’Urss non è stato sufficiente, ed oggi è ancora in corso il
processo di unificazione dall’alto. Il
processo di unificazione nazionale è un processo normale perché la nazione
non è una realtà naturale né
una struttura fissa e indistruttibile,
non è un fatto etnico oggettivo, la nazione è una “invenzione” che ha bisogno
di essere riconosciuta tutti i giorni, esiste in quanto la si vuole, può
cessare di esistere nel momento che non la si vuole più, è fatta di culture
condivise, di consenso corrisposto di realtà e memorie comuni.
Capisco che in Moldova il fatto che ambienti
estremisti di lingua russa impossessandosi del tema dell’identità
nazionale creano difficoltà ad altri
gruppi che nell’identità nazionale
vedono riflesso il “russismo”, ma questo si contrasta esaltando
la partecipazione all’identità nazionale di tutti i cittadini moldavi senza
distinzione di razza, religione, di etnia e di lingua affinché un cittadino
moldavo sia anche cittadino europeo.
Proprio come richiede la
Comunità europea a tutti gli stati che vogliono liberamente
partecipare alla costruzione della nuova identità europea, nella quale essere
moldavo dovrà essere sinonimo di essere europeo.
Quel
giovane moldavo alla ricerca delle proprie radici è rimasto confuso dalle
infinite divisioni della sua gente di origine, ancora alla ricerca di una forte
identificazione nazionale, la sola condizione che possa emanare attrazione
e fascino affinché i giovani emigrati
possano sentire nostalgia delle proprie origini. In conclusione quel giovane moldavo più che
con la patria di origine ora si
identifica con la patria adottiva alla quale presumibilmente legherà il proprio
destino.